“Racconti Fotografici” Numero 185: intervista a Claudio Ciardi

Bentornati a “Racconti Fotografici” eccoci alla 185° edizione , oggi intervistiamo il fotografo Claudio Ciardi, buona lettura.

Ti puoi presentare per gli amici che ancora non ti conoscono ?

Ciao, sono Claudio, 38 anni da Grugliasco, Torino. Mi definisco uno pseudo-fotografo da viaggio, una sorta di travel photographer di basso rilievo!

Da piccolo cosa sognavi di fare?

Ho avuto diverse fasi: ricordo che il mio primo desiderio, nemmeno tanto originale, fu quello di fare l’astronauta. Più tardi, scoperte le mie arti creative, ero seriamente orientato a diventare grafico pubblicitario. Poi, il mio sub-conscio ha sempre sognato una vita da rockstar, anche qui stimolato dalla mia enorme passione per il rock e per gli artisti decadentistici.

La prima foto che hai scattato?

Non ricordo la primissima foto in assoluto, ma ricordo la prima che diede modo di incanalarmi nella passione dell’arte fotografica. Fu a Londra, ad Oxford Street. Niente di speciale, ovviamente. All’epoca avevo una semplice compattina che tenevo nel taschino della mia giacca in jeans.

Quali sono i fotografi a cui ti ispiri e perchè ?

Non ho fotografi che mi ispirano, in realtà. Tuttavia sono stato da sempre affascinato dai lavori di Anton Corbijn, scoperto con la mia passione per la musica. Seppur il suo stile è ampiamente diverso dal mio, black & white compreso, ho sempre ammirato le sue foto.

Cosa non è per te la fotografia ?

Difficile dire cosa non è. Da questo punto di vista sono abbastanza “open-minded”. Per me nella fotografia vale quasi tutto. Poi, in realtà, ci sarebbe un discorso a parte, relativo alle foto fatte con gli smartphone. Ecco, parlando tecnicamente, qui faccio fatica a pensare ad un capolavoro nato da questo tipo di attrezzatura.

Qual e` la sfida di ogni scatto?

Per il mio tipo di fotografia e per il mio modo personale di fotografare, è semplicemente migliorare, ottenere scatti più attraenti e tecnicamente sempre più interessanti. Nel mio percorso, in parte ci sono riuscito.

Che cos’e` la curiosita`?

Credo sia molto soggettivo: per me è prevalentemente legata al senso della vista. La mia passione per viaggiare, è sostenuta dalla voglia e dalla fame di vedere luoghi nuovi, per immaginarli, poi, in composizioni fotografiche diverse. La mia curiosità è proprio la fame di luoghi nuovi. Poco importa che sia Parigi piuttosto che Cattaro in Montenegro (che tra l’altro è molto suggestiva).

Chi o cosa ti piacerebbe fotografare ?

Ho in testa diversi sogni: dal Taj Mahal all’Aurora Boreale, dalla natura islandese agli skyline newyorkesi, dai templi thailandesi alle luci scintillanti notturne di Tokyo.

Qual e` il tuo prossimo progetto?

Ancora in stand-by. In cantiere c’è la Scozia, le capitali baltiche ma anche le Lofoten. Qualcosa salterà fuori, spero.

Quali tappe hai attraversato per diventare il fotografo che sei oggi?

E’ nato tutto abbastanza casualmente, dal mio primo viaggio estero (a Londra, circa 11 anni fa). All’epoca, la fotografia non era nei miei pensieri, ma la mia IXUS 90 era sempre nel taschino pronta ad immortalare qualsiasi cosa stupisse il mio occhio. Successivamente ho implementato l’equipaggiamento. Ho imparato a viaggiare meglio. Ho pianificato con più dettagli i miei itinerari. E la svolta, l’ho ottenuta a Cracovia, scattando per la prima volta in RAW. Mi si aprì un mondo!

Che difficoltà hai incontrato lungo il tuo percorso?

Molte, ma credo sia anche normale. Sono un low cost traveller, per cui i miei viaggi sono anche relativamente brevi, 4 giorni mediamente. Fotograficamente, questo significa che i risultati dipendono molto anche dalla fortuna del meteo, del cielo, della luce. Ma l’imprevisto più grave e spesso presente sono i maledetti cantieri, che credetemi, sono ovunque! Ultimo dei più importanti: San Pietroburgo, chiesa sul Sangue Versato con cupola principale completamente sotto ristrutturazione.

Che cosa è necessario per poter cogliere l’attimo giusto?

Il carpe diem è un po’ lontano dal mio modo di fotografare, anche se, talvolta mi è capitato di dover correre per sfruttare una luce particolare o per non perdermi l’ora blu.

Cosa ha influenzato il tuo stile?

Nulla o quasi. Il mio stile è abbastanza personale, anche se devo dire che sono affascinato da alcuni landscapes su coste britanniche, con quei cieli sempre un po’ incerti e drammatici. Forse sono tra le foto che mi ipnotizzano per più tempo davanti ad un monitor.

Quali sono i problemi che riscontri oggi nel fotografare  ?

Devo ammettere che lo sviluppo della tecnologia in generale aiuta sempre più nell’ottenere risultati sempre più gratificanti e soprattutto aumenta il feeling tra reflex e fotografo. Personalmente non posso lamentarmi. L’unico fastidio, talvolta, è il peso dell’attrezzatura che mi porto a lungo dietro le spalle!

Ci racconti un tuo aneddoto particolare o simpatico?

Ce ne sono diversi, in questo momento il primo che mi viene in mente è in Russia: a Mosca le stazioni metro sono veramente delle opere d’arte, cosicchè un mattino decisi di farmi un giro alla ricerca delle stazioni più spettacolari, con tanto di treppiede. Un po’ rischioso, in quanto in realtà sarebbe vietato. Ed infatti…esser fermato nel giro di 10 minuti da 2 pattuglie di polizia diverse in 2 stazioni diverse non so se sia da Guinness, ma probabilmente poco ci manca.

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