“Racconti Fotografici” Numero 245: intervista a Marcelo Rubi

Bentornati a “Racconti Fotografici” eccoci alla 245° edizione , oggi intervistiamo il fotografo Marcelo Rubi, buona lettura.

 

Ti puoi presentare per gli amici che ancora non ti conoscono ?

Fotografo francese, vivo nel sud della Francia in mezzo ai boschi e agli ulivi quando non sono ai quattro angoli del mondo per fotoreportage.

 

Da piccolo cosa sognavi di fare?

Non ho fatto un sogno in particolare, anche se da grande sognatore ho avuto un’infanzia felice in tutta innocenza.  Pero, per fuga dalla vita quotidiana, ho disegnato mondi fantastici.

 

La prima foto che hai scattato?

Ho ricevuto in regalo un ZENIT E con un 50mm e se mi ricordo bene, la mia prima foto è stata una rosa nel giardino dei miei genitori.

 

Quali sono i fotografi a cui ti ispiri e perché ?

Il mio maestro è sempre stato Sébastiao SALGADO e il suo famoso stampatore Jean-Yves BREGAN.  Innanzitutto per il suo impegno di uomo molto coinvolto contro la miseria del mondo, per il suo sguardo delle minoranze … Ha saputo dare attraverso il suo lavoro, la sua arte, una dimensione e sopratutto una grandissima dignità a tutte queste popolazioni dimenticate.

Don MC CULLIN anche, per la potenza di questi scatti della guerra del Vietnam. E, finalmente, molti altri…

 

Cosa non è per te la fotografia ?

La fotografia non è, per me, un lavoro regolato da regole stereotipate, non è semplicemente premere un pulsante, riprodurre un’immagine e passare alla successiva.

Al contrario, per me la fotografia è un equilibrio essenziale…

Il fotografo dà da vedere e deve lasciare lo spettatore libero della sua interpretazione. «GUARDARE TUTTO CON UN OCCHIO NUOVO» è il mio motto.

La fotografia è il tentativo di catturare un’emozione in pochi millesimi di secondi e di farla evolvere nel tempo, negli anni.

 

Qual e` la sfida di ogni scatto?

La mia sfida è di scoprire la verità nascosta, il mio carburante, è l’adrenalina ogni volta che metto il dito sull pulsante di scatto, questo mi permette di superare ogni limite e trascendere la tecnica fotografica.

 

Che cos’è la curiosità?

La curiosità è sopratutto un tratto di carattere.

La curiosità vi permette di superare le vostre paure e i vostri pregiudizi per potervi rivelare. La curiosità è uno specchio.

 

Chi o cosa ti piacerebbe fotografare ?

Fotografare l’umanità… Mi piace incontrare le persone, studiarle, capirle e finalmente rivelarle attraverso il mio affetto, attraverso il mio lavoro di fotografo.

 

Qual e` il tuo prossimo progetto?

Un viaggio, un’altra avventura nel cuore di una tribù perduta…

 

Quali tappe hai attraversato per diventare il fotografo che sei oggi?

Tante tappe … Non parlerò della mia formazione di fotografo, questa è solo l’acquisizione della mia cassetta attrezzi … La più importante è ciò che forgia il tuo sguardo, la tua sensibilità, la tua curiosità: grande borsa da viaggio, basta riempirla. Siamo solo ricchi di queste esperienze.

 

Che difficoltà hai incontrato lungo il tuo percorso?

Come tutti gli altri: incomprensione, giudizio, sguardo altrui, difficoltà a trovare il proprio posto, scelte sbagliate… I clienti che non pagano, le pseudo attrice, agenzie che abusano… insomma, il quotidiano del fotografo.

 

Quali esperienze decisive hai avuto nell’ambito fotografico?

Il riconoscimento del mio lavoro e delle scelte che ho fatto (non sempre calcolate),

l’animazione di Master Class in Italia in particolare,

test sui nuovi materiali per un importante fabbricante di fotocamere,

Sollecitazioni più o meno costruttive.

 

Che cosa è necessario per poter cogliere l’attimo giusto?

Si dice che la fortuna sorridi agli audaci, è vero, ma prima bisogna avere la volontà di aprire il suo cuore prima di aprire gli occhi. Come ho detto prima, hai bisogno della curiosità e ingenuita di un bambino, concentrazione, pazienza e molta determinazione. Lavoro principalmente con ottiche corte focali e dico sempre: “Se vuoi un’immagine, vai a cercarla da viccino ! “.

 

Che rapporto cerchi di instaurare con le persone/soggetti che vuoi ritrarre?

La mia prima impressione mi guida lungo tutto il mio processo. Negli anni ho saputo sviluppare uno sguardo sulla gente, un senso profondo dell’osservazione e soprattutto dell’ascolto.

Devo capire chi è davanti a me perché non mi piace truffare. Non vi nascondo che il fotografo deve essere un po’ «inquisitore », ma soprattutto avere molta finezza e delicatezza per raggiungere questo scopo. .

Il fotografo deve essere un confidente e far dimenticare il suo lavoro di fotografo, unica condizione perché il soggetto si confida.

 

Cosa ha influenzato il tuo stile?

Il cinema in bianco e nero e alcuni registi come Federico Fellini o Claude Lelouch.

I grandi pittori classici, ovviamente: Il Caravaggio e El Greco.

La luce e l’interpretazione che possiamo averne.

 

Quali sono i problemi che riscontri oggi nel fotografare ?

La mancanza di cultura, il beotismo, l’ignoranza, che divorano tutte le società consumiste.

 

Ci racconti un tuo aneddoto particolare o simpatico?

Quando ho iniziato, il mio lavoro è stato notato, e mi è stato offerto di diventare il fotografo ufficiale di una grande insegna newyorkese a New York. Il mio unico problema era che non avevo il diritto di firmare le mie foto con il mio nome … Quindi ho rifiutato!

Un errore di gioventù ?

Sì, certo che sì!

 

Il mio sito web: www.marcelorubi.com

 

 

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