“Racconti Fotografici” Numero 304: intervista a Tiziano Baldelli

Bentornati a “Racconti Fotografici” . Eccoci alla 304° edizione: oggi intervistiamo il fotografo Tiziano Baldelli, buona lettura.

 

Ti puoi presentare per gli amici che ancora non ti conoscono ?

Tiziano Baldelli, classe 1973, nato e cresciuto in Umbria in un piccolo paese che si trova proprio sulla punta nord della regione al confine tra Toscana e Marche. Sposato con Silvia, tre meravigliosi figli. Nella vita mi occupo di meccanica di precisione, ho una azienda con 15 collaboratori, operiamo anche se non direttamente per tutti i marchi automobilistici più importanti. Fotografo quindi per passione, una meravigliosa passione della quale non posso più fare a meno.

Da piccolo cosa sognavi di fare?

Quando ero bambino sognavo di fare il pilota militare, il volo in effetti, ha sempre condizionato la mia vita e continua a farlo anche con la fotografia.

La prima foto che hai scattato?

Onestamente non credo di ricordarlo, sebbene la mia storia fotografica sia relativamente recente, scatto da una decina di anni, non ricordo quale è stata la mia prima fotografia digitale, quasi sicuramente però aveva a che fare con il cielo.

Quali sono i fotografi a cui ti ispiri e perché ?

Oggi non possiamo parlare di fotografia senza pensare in maniera importante alla post produzione. I fotografi bravissimi di oggi sono dei maestri in tutto, dalla pianificazione dello scatto alla post produzione non invasiva che ne esalta i contenuti. Max RIVE e Daniel KORDAN sono bravissimi in questo, sono due grandi riferimenti.

Cosa non è per te la fotografia ?

Per prima cosa la fotografia NON deve essere banale, in un contesto come quello attuale, dove ogni giorno vengono pubblicati milioni di scatti sui social, l’unica cosa che cerco sempre di tenere chiara a mente è non essere banale. La Fotografia deve in qualche modo donare un’emozione a me stesso, poi se suscita la stessa cosa anche in un osservatore tanto meglio.

Qual e` la sfida di ogni scatto?

La sfida di ogni scatto è cercare di fotografare qualcosa di nuovo, magari anche qualcosa di conosciuto ma visto da una prospettiva differente, in grado di valorizzarlo e renderlo se possibile unico ed emozionante.

Che cos’è la curiosità?

Credo che la curiosità sia il vero motore della conoscenza umana. Per me non ci sono ambiti dove possa dire di non essere curioso, anche quando mi confronto con delle realtà completamente sconosciute o lontane dal mio quotidiano, la curiosità di capire come funziona è fortissima, sempre. Questo nella fotografia è importantissimo, ogni genere ha delle complessità e dei tecnicismi unici, che la rendono un mondo enorme, dove senza curiosità non puoi progredire.

Chi o cosa ti piacerebbe fotografare ?

Mi piacerebbe moltissimo viaggiare di più, visitare posti che non ho visto e che hanno dei cieli meravigliosi, come le aurore boreali dei cieli del nord. Il mio lavoro non me lo permette, ma arriverà il momento che potrò farlo con maggior disponibilità di tempo.

Qual e` il tuo prossimo progetto?

Nel 2021 mi voglio dedicare di più alla fotografia di paesaggio, sia diurna che notturna, continuerò a scattare anche avifauna e astrofotografia.

Quali tappe hai attraversato per diventare il fotografo che sei oggi?

Come detto precedentemente, la curiosità mi ha sempre guidato, ho partecipato a diversi corsi sia in presenza che online, non si finisce mai di imparare, specie nella fotografia.

Che difficoltà hai incontrato lungo il tuo percorso?

Non le chiamerei difficoltà, per me la fotografia è una passione bellissima e se ci fossero difficoltà non sarebbe tale. Ci sono inconvenienti più o meno importanti ma nulla che non può essere superato. Devo invece ammettere che purtroppo nella zona dove abito non c’è una grande cultura della fotografia, intesa come spirito di aggregazione e come scambio di esperienze ma prima o poi inizierò io a fare qualcosa sperando di invertire questa tendenza.

Che cosa è necessario per poter cogliere l’attimo giusto?

Pazienza e passione, queste sono a mio avviso le due cose necessarie. Pazienza perché spesso si torna a casa a mani vuote, passione che ti spinge a riprovare ogni volta, svegliandoti prestissimo al mattino oppure nel cuore della notte per inseguire quello scatto particolare alla via Lattea oppure alla Luna.

 

Che rapporto cerchi di instaurare con le persone/soggetti che vuoi ritrarre?

Non sono un ritrattista e non credo che lo sarò mai, se scatto a persone mi sento più in imbarazzo di loro.

Cosa ha influenzato il tuo stile?

Una delle esperienze più importanti che ho fatto è stato l’incontro con il fotografo professionista Alberto Ghizzi Panizza. Da lui, durante un workshop nelle Crete Senesi, ho appreso l’importanza “assoluta” della conoscenza dell’attrezzatura a disposizione, spesso cerchiamo la fotocamera migliore e non sappiamo usare completamente quella a nostra disposizione. Tutti i fotografi più grandi che conosciuto hanno in realtà un work flow semplice ed efficace al tempo stesso.

Ci racconti un tuo aneddoto particolare o simpatico?

Durante un appostamento per scattare avifauna, rinchiuso nella mia angusta tenda fotografica, mi è capitato un aneddoto particolare. Quella mattina, una freddissima mattina invernale stavo scattando passeriformi, all’improvviso sono scomparsi tutti in un baleno e come un fantasma si è materializzato in un silenzio assoluto uno sparviere che si è posato a pochissimi metri dalla mia postazione guardando dritto verso l’obbiettivo. Era talmente vicino che con il 600mm non riuscivo ad inquadrare altro che il suo volto, con quegli incredibili occhi giallo acceso. Bene, nell’incredulità del momento non sono riuscito a fare nemmeno uno scatto, sono stati attimi di un’emozione incredibile, sono sciuro che se avessi scattato sarebbe volato via immediatamente. Proprio quando ho razionalizzato che uno scatto dovevo pur farlo è scomparso con la stessa velocità con cui si era presentato. Questo è stato un attimo che non ho saputo cogliere ma che non dimenticherò mai.

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