“Racconti Fotografici” Numero 307: intervista a Luca Polvara

Bentornati a “Racconti Fotografici” . Eccoci alla 307° edizione: oggi intervistiamo il fotografo Luca Polvara, buona lettura.

Ti puoi presentare per gli amici che ancora non ti conoscono ?  

Mi chiamo Luca Polvara, classe 1964, la passione per la fotografia è nata all’età di 12 anni, quando mi feci regalare una Nikkormat . Da subito mi lascia trascinare dal B&W e dalla camera oscura applicando quanto letto sui libri di Ansel Adams. Nell’analogico ho sempre usato Nikon, col passaggio al digitale mi son convertito a Canon che a mio parere è un passo avanti. Ho sempre voluto  aumentare il lato tecnico per cercare di avere competenza in tutti i settori fotografici. La fotografia sportiva mi ha sempre affascinato. Negli ultimi anni mi son dedicato soprattutto alla fotografia di Basket a tutti i livelli cercando di trasferire il lato artistico in questo settore con continue sperimentazioni … che vanno ben oltre dal congelare il movimento. Non uso la raffica in quanto mi concentro sul singolo momento per cercare di cogliere l’attimo. Mi piace arrivare sul campo molto prima ed assistere al riscaldamento a terra dei giocatori in modo da cogliere dettagli e particolari significativi di questi momenti. Altra cosa che non tralascio son le foto ai tifosi con le loro coreografie. 

Spesso la gente si sofferma per cercare di capire cosa stia ritraendo in quanto non vedono nulla che per loro desti interesse e quando mi chiedono che cosa ci sia da ritrarre io rispondo che l’occhio vede ciò che la mente pensa e li porto nel mio mondo …. 

Da piccolo cosa sognavi di fare?  

Mi sarebbe piaciuto diventare un ingegnere elettronico ma i casi della vita mi ha riservato ben  altro … 

La prima foto che hai scattato?  

Dal terrazzo di casa, il sole che tramontava dietro la montagna rendendo il cielo infuocato. 

Quali sono i fotografi a cui ti ispiri e perché?  

Sembrerà starno ma non ho stereotipi a cui ispirarmi, ho sempre voluto far di testa mia …e riconosco che potrebbe essere un limite . 

Cosa non è per te la fotografia ?  

Potrei dire che non è una cartolina. 

Qual e` la sfida di ogni scatto?  

Cercare di portare a casa qualcosa di personale, che non sia banale e scontato ma che rispecchi la mia personalità. 

Che cos’è la curiosità?  

La voglia di andare oltre i propri limiti. 

Qual e` il tuo prossimo progetto?   

Sto lavorando sul mosso cercando di usare tempi lunghissimi per ritrarre situazioni sportive in modo da creare qualcosa di nuovo che oltrepassi i canoni di questo genere. 

Quali tappe hai attraversato per diventare il fotografo che sei oggi? 

Da ragazzo ho letto diversi libri tecnici, fatto molte prove sia in ripresa che in camera oscura . Ho sperimentato tutto quanto mi era possibile fare. Mi è sempre piaciuto mettermi in gioco ed in discussione. Come ho accennato prima sono principalmente un autodidatta. 

Quali esperienze decisive hai avuto nell’ambito fotografico?  

Ho avuto la fortuna da adolescente di poter partecipare ad una sessione fotografica con Franco Villani all’autodromo di Monza durante una gara di campionato del mondo di motociclismo. Mi ha trasmesso profonda passione ed ho trovato un professionista che non aveva timore a svelarti i suoi segreti. Mi ha insegnato che è bello trasmettere agli altri il proprio sapere. 

Che cosa è necessario per poter cogliere l’attimo giusto?  

Dico a chi mi frequenta che bisogna sempre “Far ballare l’occhio … “ si deve sempre essere sul pezzo e cercare di prevenire gli eventi. 

Che rapporto cerchi di instaurare con le persone/soggetti che vuoi ritrarre? 

Cerco sempre di non essere invadente e di muovermi nell’ombra.  

Cosa ha influenzato il tuo stile? 

 La mia personalità , direi variopinta che non si accontenta mai .. 

Quali sono i problemi che riscontri oggi nel fotografare ?  

Diciamo che il digitale ha risolto molti problemi che si avevano con l’analogico, pertanto è un peccato lamentarsi … 

Ci racconti un tuo aneddoto particolare o simpatico? 

Ero a fotografare una partita di Basket di serie A e come ho detto stavo ritraendo il riscaldamento di un giocatore di colore che trovavo molto interessante. Un energumeno da 2,10 cm per un quintale di peso, molto atletico. 

Ad un certo punto viene verso di me, mi da la palla e si prende la macchina fotografica ed inizia a fotografarmi ridendo e mi dice se volessi far cambio di ruolo!!  

Mi sono alzato, ho accennato ad un palleggio e poi ho tirato facendo pure canestro (non sapeva che avevo dei trascorsi cestistici) , nel frattempo lui si era seduto al mio posto accanto ad altri colleghi. Il tutto si è risolto con una stretta di mano ed una risata …. 

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