“Racconti Fotografici” Numero 309: intervista a Ermes Cabas

Bentornati a “Racconti Fotografici” . Eccoci alla 309° edizione: oggi intervistiamo il fotografo Ermes Cabas, buona lettura.

Ti puoi presentare per gli amici che ancora non ti conoscono ?

Ciao mi chiamo Ermes Cabas, ho 55 anni e sono friulano. Appasionato di fotografia da sempre, ma sviluppo questa passione in modo un po’ impegnata da circa 10 anni.

Da piccolo cosa sognavi di fare?

L’elicotterista. Non chiedetemi perchè … non lo so. Forse perche il pilota di elicotteri deve avere un controllo totale delle sue azioni che io istintivamente non ho mai avuto. Ad ogni modo è rimasto un sogno … ora stagiono salami.

La prima foto che hai scattato?

Non ricordo assolutamente. Probabilmente qualche grappolo d’uva nell’orto con la kodac di mio padre presa con i punti del Miralanza.

Quali sono i fotografi a cui ti ispiri e perché ?

Chiunque riesca a trasmettere emozioni, anche la vicina di casa se è in grado di farlo. Per quanto riguarda i mostri sacri, da tutti si ruba un po’, altri sarebbe stupido andare alle loro mostre solo per dire …. che belle foto.

Cosa non è per te la fotografia ?

Lavoro, se mai dovesse prendere quella piega, venderei tutta l’attrezzatura.

Qual e` la sfida di ogni scatto?

Per le persone timide ed introverse come me, è riuscire ad esternare i propi pensieri, le proprie emozioni attraverso uno scatto, riuscire a parlare con le foto e dire quello che penso in maniera univoca e comprensibile.

Che cos’è la curiosità?

La natura dell’uomo. Senza curiosità non ci saremmo spinti a cercare nuove terre, nuove tecnologie, nuove medicine, nuovi pensieri, nuove bellezze. E’ l’autentico motore della vita. Fotograficamente è uno degli stimoli fondamentali per me, provare a fare di più, essere curiosi  di vedere se c’è qualcosa oltre al tuo limite e se questo può interessarti.

Chi o cosa ti piacerebbe fotografare ?

A febbraio 2020, qualche giorno prima che scoppi la pandemia del Corona virus, mi sono recato a Venezia per fotografare le maschere e il carnevale veneziano, e con mia sorpresa ho scoperto che non solo fotografare le maschere è molto più facile di quanto si possa pensare, ma che fotografare qualcuno o qualcosa che si è preparato per un anno intero per farsi riprendere nel suo spendore, è quasi un premio che tu fai a loro, perchè in realtà in quei pochi giorni di carnevale sono loro stessi e molto probabilmente, sono vere e proprie maschere durante tutto il resto dell’anno, dietro a una scrivania o dentro ad una fabbrica. Per cui non vedo l’ora di ritornare a poter fotografare il carnevale di Venezia.

Qual e` il tuo prossimo progetto?

Trovo molto intigrante il lightpainting. Estrarre una immagine dal buio con una semplice torcia o un flash o qualsiasi altra fonte di luce artificiale, è come far nascere qualcosa. D’altro canto per la nascita di un bambino si è soliti dire …. è venuto alla luce. Azzeccatissimo.

Quali tappe hai attraversato per diventare il fotografo che sei oggi?

Le solite. Corso base, corsi specifici, un sacco di youtube, circoli fotografici.

Che difficoltà hai incontrato lungo il tuo percorso?

Tutti prima o poi dobbiamo fare i conti con i nostri limiti tecnici, non solo in fotografia, l’importante è accettarne l’esistenza, altrimenti i muri diventano insormontabili e non capisci neppure che qualche volta puoi anche aggirarli, magari facendo una strada più lunga e faticosa.

Quali esperienze decisive hai avuto nell’ambito fotografico?

Un corso di fotografia creativa. Non volevo neppure partecipare, ma il docente mi ha messo sulla strada giusta con pochissime parole. Fondamentale.

Che cosa è necessario per poter cogliere l’attimo giusto?

Anche se il pragmatismo  non mi piace, credo che la pianificazione sia un buon 40% del risultato finale.

Che rapporto cerchi di instaurare con le persone/soggetti che vuoi ritrarre?

Non cerco di fare foto che a loro piacciano e basta, ma cerco di fare qualcosa che li colpisca, e magari che li diverta.

Cosa ha influenzato il tuo stile?

Un esercizio durante un corso. Una foto al giorno, per trenta giorni, allo stesso soggetto, ogni volta diversa. Quando inizi, hai in mente i primi 5, 6, 7 forse 10 scatti, ma poi devi diventare creativo e inventarti qualcosa di nuovo,  altrimenti non fai altro che annoiare te stesso.

Quali sono i problemi che riscontri oggi nel fotografare ?

La corsa a pubblicare quello che fai. Sembra che se tu non abbia un blog, un sito, account e non pubblichi costantemente qualsiasi cosa tu faccia, tu sia un emarginato. Odio questa cosa.

Ci racconti un tuo aneddoto particolare o simpatico?

Volevo fotografare un alba lunare ambientata su una chiesetta dalle mie parti. Dopo aver pianificato location, orario e attrezzatura, mi son recato sul posto, con un buon anticipo la sera della luna piena. Era una zona residenziale, appartata, con strada a fondo cieco. Arrivato in loco, tutti i cani della zona hanno iniziato ad abbaiare, richiamando ovviamente l’attenzione dei proprietari che sono usciti a vedere cosa stesse accadendo. A quel punto mi son detto …. ora chiamano i carabinieri e mi tocca sloggiare …. Invece ha vinto la curiosità, e dietro il cavalletto si è formato una specie di comitato di benvenuto di tutto il rione, cani e bambini compresi, dove in maniera del tutto informale ho dovuto tenere un corso di astrofotografia per spiegare quello che stavo facendo, e chiaramente promettere (cosa che ho assolutamente mantenuto) la foto migliore della serata a tutti i residenti. Economicamente, è stata un’uscita disastrosa, ma mi rimane il ricordo di una serata incredibile e stupenda.

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