“Racconti Fotografici” Numero 48: intervista a Angelo Tullio

Bentornati a “Racconti Fotografici” eccoci alla 48° edizione , oggi intervistiamo il fotografo Angelo Tullio, buona lettura.

Ti puoi presentare per gli amici che ancora non ti conoscono ?
Sono Angelo, nato e cresciuto in una piccola cittadina, Campobasso.
Mi è sempre piaciuto scattare, da quando ebbi da piccolino una Agfa analogica della quale ho tantissimi bei ricordi. Arrivato all’adolescenza ho smesso di scattare, un po’ per problematiche personali, un po’ per mancanza di quella “spinta” necessaria.
Ho ripreso a scattare da una decina di anni, in digitale con una bridge della Konica-Minolta. Ho iniziato a scattare concerti e manifestazioni teatrali ed è lì che ho trovato quella che è la mia passione principale. Sono passato poi alla mia prima reflex e da lì mi si è aperto tutto un nuovo mondo, dandomi la possibilità di esplorare nuove possibilità di scatto, ma il concerto è la mia principale passione. Non disdegno anche tutte le altre “categorie” fotografiche, dallo still-life alla street, dalla paesaggistica ai ritratti.

Da piccolo cosa sognavi di fare ?
Avendo avuto una infanzia non proprio felice, diciamo che sono cresciuto senza avere un sogno in particolare. Ora, un po’ cresciutello, sogno di diventare un bravo fotografo e che questa che adesso è una passione, diventi anche una professione.

La prima foto che hai scattato ?
Non ho un ricordo preciso, visto che ho avuto in mano la mia Agfa analogica a 10 anni circa, ma guardando le foto ricordo che ho conservato, credo di aver scattato foto generiche in qualche parco.

Quali sono i fotografi a cui ti ispiri e perchè ?
Adoro Steve McCurry, Henri Cartier-Bresson e Oliviero Toscani. McCurry per il modo in cui usa i colori in modo quasi esagerato e la meraviglia dei suoi ritratti, che siano essi spontanei o posati; Cartier-Bresson per il modo in cui vede la street e coglie l’attimo per effettuare quello scatto che porterà a foto meravigliose; Toscani per la sua “irriverente” visione della fotografia e dei soggetti che immortala.
Aggiungo il nome di un fotografo napoletano non famoso come quelli elencati sopra (ma che meriterebbe altrettanta fama), che mi ha ispirato ed aiutato molto a crescere in primis umanamente, poi fotograficamente, e che continua ad ispirarmi ed aiutarmi: Enzo Truppo.

Cosa non è per te la fotografia ?
Per me la fotografia non è scattare togliendo la dignità a chi si trova davanti all’obiettivo. Faccio mio il famoso scritto di Ando Gilardi intitolato ‘Non fotografare’.

Qual e` la sfida di ogni scatto ?
Suscitare la stessa emozione provata da me in chi poi guarderà i miei scatti. Difficile, ma quando si riesce è una soddisfazione immensa.

Che cos’e` la curiosita` ?
E’ la voglia di scoprire nuovi modi per arrivare a cogliere quello scatto che hai sempre avuto in mente di fare.

Chi o cosa ti piacerebbe fotografare ?
Mi piacerebbe un giorno andare in Giappone, non quello ultra-moderno ma quello ancestrale, entrando nelle famiglie e cogliere e trasmettere la loro cultura ed il modo di essere.

Qual e` il tuo prossimo progetto ?
Non l’ho ancora iniziato ma sto raccogliendo idee per realizzarlo. E’ un progetto già visto tante volte, ma mi piacerebbe realizzarne uno tutto mio. Vorrei fotografare gli occhi delle persone, donne in particolare. Vorrei entrare nella loro anima e metterla a nudo mostrandola nei miei scatti.

Quali tappe hai attraversato per diventare il fotografo che sei oggi ?
Sono ancora agli inizi, anche se scatto da diversi anni. Internet mi aiuta molto per documentarmi e soddisfare tutte le curiosità. Ho frequentato un corso di fotografia base (mi ha aiutato tantissimo), leggo molte riviste del settore, leggo libri di fotografi famosi, partecipo a workshop ma soprattutto scatto, scatto e continuo a scattare.

Che difficoltà hai incontrato lungo il tuo percorso ?
A parte le difficoltà tecniche (le fotocamere sono sempre più tecnologicamente complesse) la difficoltà che ho sempre avuto e continuo ad avere è l’approccio con le persone alle quali vorrei fare qualche scatto (che sia in studio o per strada). Sono tendenzialmente una persona timida e questo non mi aiuta. Ciò non mi impedisce però di provare a superare questa difficoltà, cercando ogni volta il modo giusto per poterlo fare.

Quali esperienze decisive hai avuto nell’ambito fotografico ?
L’aver conosciuto e continuare a frequentare il mio oramai fraterno amico e grande fotografo Enzo Truppo.

Che cosa è necessario per poter cogliere l’attimo giusto ?
Tanto esercizio nell’allenare l’occhio ed il cuore a ‘prevedere’ quello che accadrà in un momento particolare ed in una situazione in cui ci si trova in un particolare momento.

Che rapporto cerchi di instaurare con le persone/soggetti che vuoi ritrarre ?
Per fortuna, nel fotografare concerti non c’è bisogno di tanta interazione con i soggetti che si animano sul palco.

Cosa ha influenzato il tuo stile ?
La crescita continua, il frequentare amici con la mia stessa passione, lo scattare sempre e comunque, la consapevolezza dei propri mezzi e di usarli al meglio delle loro possibiltà.

Quali sono i problemi che riscontri oggi nel fotografare ?
Come detto prima, l’approcciare le persone che voglio fotografare in ritratti (abimentati e non).

Ci racconti un tuo aneddoto particolare o simpatico?
Uno scatto fatto a Napoli durante una passeggiata con amici fotografi. Ero appena uscito da un bar ed aspettavo gli amici che uscissero, vedo una ragazza che stava camminando verso di me. Lei vede che ho la reflex in mano e con lo sguardo mi lancia una sfida come per dire che non avrei avuto il coraggio di fotografarla. Il suo sguardo mi colpiva molto, ho preso la reflex ed inquadrato nel mirino. Appena si accorge che la stavo fotografando si copre la bocca e si mette a sorridere, facendo il segno di Vittoria con una mano, e cercando di passare davanti a me velocemente per non essere fotografata. Troppo tardi, sono riuscito ad immortalarla proprio mentre si copre il viso con la mano e sorride. Il tempo di voltarmi per ringraziarla e lei non c’era più. Mi piacerebbe un giorno ritrovarla e donarle quel momento. E’ uno degli scatti a cui sono rimasto più affezionato.

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Ringrazio Domenico Addotta e tutto il gruppo DOMIAD per avermi dato la possibilità di farmi conoscere e parlare un po’ di me.

 

 

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