“Racconti Fotografici” Numero Otto: intervista a Andrea Rossato

Cari Lettori, eccoci all’ottava edizione di “Racconti Fotografici”. Questa edizione è dedicata ad Andrea Rossato, fotografo molto apprezzato e seguito,  vincitore de “Italy – National Sony World Photography Award 2015” – migliore italiano degli Open. Ringraziamo Andrea per averci dedicato del tempo e aver condiviso con noi la “sua fotografia”. Buona Lettura.

Ti puoi presentare per gli amici che ancora non ti conoscono ?

Sono nato nel 1969 in quel di Udine e cresciuto in ambiente modellistico, babbo modellista e amici modellisti, ho finito per assorbirne gioie e delusioni, sino ad amare completamente questo hobby. La mia passione non si limita alla ricostruzione fine a se stessa ma è sempre seguita dalla passione nella ricerca tecnica, nello studio-lettura e nel disegno.
Amo disegnare quasi quanto costruire, amo cercare e documentarmi. E negli anni ho iniziato quasi inconsciamente a fotografare, con varie compatte, tutto quanto attinente al mondo della nautica per creare un archivio documentale, poi un fatidico giorno del 2006 conobbi quella che di li a qualche anno è divenuta mia Moglie. La solitudine imposta dal modellismo navale poco si concilia con una vita di coppia e quasi per caso, viaggiando ho iniziato a guardare il mondo attraverso il mirino della compatta, non solo più modelli o navi ma bensì persone, luoghi, strade, istanti e poi sempre di più le mie emozioni. Finalmente il primo acquisto meditato una Canon Powershot G11, tuttora in funzione, qualche libro di fotografia e le prime uscite mirate a sviluppare un idea, a congelare degli istanti. Tuttora sono molto legato a quelle foto anche se ci vedo tutto ciò che non và fatto, scatti casuali, scatti emotivi, scatti intimi. Ma arriviamo ad aprile 2011 fatidico anno per la mia passione, quale gesto d’amore, di gratitudine per quanto fatto assieme e per i suoi risultati professionali ottenuti, come aveva promesso, mia Moglie mi regalò con i soldi derivanti dalla sua prima fattura da professionista la Nikon D3100 con due obiettivi 18-55VR e 55-200VR, lì ebbe inizio una crescente passione. Il 2011 segna per me il vero inizio fotografico, da autodidatta iniziai a studiare a sperimentare, mantenendo la stessa metodologia e rigore applicato precedentemente nel modellismo e/o nelle mie altre passioni, inizia a  partecipare a concorsini locali, sentii la necessità di confrontarmi, di dover svolgere un tema imposto da altri. Da allora sono passati solo 5 anni ma la passione e dedizione mi hanno portato a ricevere riconoscimenti nazionali ed internazionali, mi hanno portato ad entrare in aule e insegnare e/o condividere la mia fotografia. Un uomo per riuscire dove vuole non può fare a meno di utilizzare dei riferimenti. La nostra vita è troppo breve per poter costruire soltanto sulla base delle nostre esperienze. Un uomo non può fare nulla senza dei riferimenti. Coloro che dicono di fare tutto da soli o sono dei bugiardi, o hanno realizzato ben poco, o si sono dimenticati dei loro maestri, anche se sono un autodidatta, per questo ringrazio infinitamente mia Moglie, Graziano Perotti., Riccardo Bononi  e tutti coloro che continuano quotidianamente a darmi riferimenti, donarmi le loro esperienze, non hanno gelosia del loro sapere e mi spingono a migliorare.

Da piccolo cosa sognavi di fare?
Da piccolo sognavo di fare il pilota di aerei, sogno in parte realizzato ma che causa l’altezza non ho mai potuto soddisfare completamente

La prima foto che hai scattato?
Ho un ricordo ancora intenso di quel episodio, avevo otto anni e “fregai” la Olympus di mio padre, scattai una foto allo specchio di camera mia. Quando venne sviluppato il rullino, mio padre mi chiese se avevo usato la sua macchina… sorrideva… ingenuamente dissi “nooooo”, una risata fragorosa accompagno la mano di mio padre che mi porgeva una stampa con quello che ora viene definito selfie.

Quali sono i fotografi a cui ti ispiri e perchè ?
Gabriele Basilico – metodo, ricerca, stile ne fanno uno dei grandissimi fotografi di archittetura e paesaggio urbano
Elliot Erwitt – la forte ironia, la vastità di generi fotografici da Lui sviluppati con una fortissima coerenza stilistica.
Bruce Gilden – adoro il suoi approccio nei ritratti di strada
Ma ce ne sono moltissimi altri, tendo ad essere affamato di immagini, spesso capita che foto fatte da bambini, ad esempio, sono molto ispiratrici. I bambini non hanno ancora i condizionamenti dovuti alle esperienze di vita e la loro curiosità li porta ad avere approcci innovativi per una persona di 47 anni più dedita a schemi mentali inconsci.

Cosa non è per te la fotografia ?
Tutto ciò che non racconta, che non ha una qualche forma narrativa, spesso si vedono foto fatte a persone in difficoltà, dove l’autore è più interessato a nitidezza, toni che alla storia della persona.

Qual è la sfida di ogni scatto?
Raccontare qualcosa divenendo la continuazione del precedente e la preparazione del successivo.

Che cos’è la curiosità?
Fame e desiderio di sapere

Chi o cosa ti piacerebbe fotografare ?
Un sogno, irrealizzabile, penso di molti altri, Bansky!

Qual è il tuo prossimo progetto?
Sto sviluppando parecchi progetti, normalmente quelli che mostro o condivido hanno spesso un anno di vita. Ora sono particolarmente coinvolto in un progetto tra il concettuale e il documentaristico, però è ancora nella fase di preparazione-studio ed è prematuro parlarne.

Quali tappe hai attraversato per diventare il fotografo che sei oggi?
Le tappe sono temporalmente molto brevi, ma comunque credo che siano le tappe di ognuno dedito con passione alla fotografia, forse rispetto ad altri per me un risultato raggiunto è solo la partenza per il progetto successivo.

Che difficoltà hai incontrato lungo il tuo percorso?
Supporto nella mia regione, mi è stato più semplice farmi conoscere e conoscere fuori dal Friuli, tanto per far un esempio ho esposto prima a New York che in Friuli.

Quali esperienze decisive hai avuto nell’ambito fotografico?
L’incontro con fotografi con la F maiuscola, veri maestri, molti ma soprattutto i due che ho citato prima.

Che cosa è necessario per poter cogliere l’attimo giusto?
Qualcuno dice fortuna, spesso però in campo fotografico la fortuna la creiamo noi. Scegliere il posto, anticipare quello che succederà, la conoscenza delle abitudini, la preparazione e la ricerca dello scatto sono tappe che ti portano a poter cogliere l’attimo giusto. Mi piace spesso pensare che i fotografi sportivi in questo sono maestri. Conoscono lo sport, conoscono gli attori, sanno anticipare quello che accadrà a quel punto è solo questione di scelta non di fortuna.

Che rapporto cerchi di instaurare con le persone/soggetti che vuoi ritrarre?
Sempre e comunque un rapporto comunicativo, mi piace parlare con i soggetti, osservarli e studiarli, solo dopo posso scattare, nella fotografia di architettura studio la costruzione e cerco di comprendere il pensiero dell’architetto quasi ci stessi parlando. Se ad esempio devo fare un ritratto cerco sempre il contatto comunicativo, cerco di donarmi per ricevere, cerco sempre di creare confidenza e fiducia, non sempre ci riesco ma con il tempo questo accade sempre più spesso.

Cosa ha influenzato il tuo stile?
Tutto influenza il nostro stile, ma nulla per caso, siamo ricettivi in base al nostro vissuto e quello che oggi è il mio stile domani potrebbe non esserlo più, lo stile muta nel tempo con l’acquisizione di nuove esperienze. L’Andrea fotografico di oggi sicuramente è influenzato significativamente dal percorso di studi, dagli hobbies precedenti, la continua ricerca di geometrie ovunque derivano dagli anni di disegno tecnico e dall’approccio scientifico che ha dominato gran parte della mia vita.

Sito Ufficiale: www.andrearossato.it

Facebook: www.facebook.com/arossato1

 

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