“Racconti Fotografici” Numero 135: intervista ad Angela Semilia

Bentornati a “Racconti Fotografici” eccoci alla 135° edizione , oggi intervistiamo la fotografa Angela Semilia, buona lettura.

Ti puoi presentare per gli amici che ancora non ti conoscono?

Sono Angela Semilia, italiana di nascita e a pochissimi mesi di vita trasferita in Germania, dove sono cresciuta. All’età di 12 anni sono tornata in Italia e da sempre vivo in provincia di Vicenza. Sono una “ragazza” del ’60 che ama viaggiare e sente di avere ancora tanto da scoprire.  Per scelta ho deciso di fare la mamma a tempo pieno ed ora che i miei due bambini sono cresciuti, sono nonna di due splendide bambine, Allegra e Ilaria, soggetti preferiti della mia più grande passione, la fotografia appunto

 

Da piccolo cosa sognavi di fare?

Da piccola sognavo di fare l’hostess per poter raggiungere i paesi lontani di cui leggevo

 

La prima foto che hai scattato?

La fotografia fa parte di me sin da ragazzina. Avrò avuto più o meno 8 anni, quando di nascosto prendevo la vecchia Zeis Ikon Contaflex di papà e immortalavo il circondario di Geislingen, piccola cittadina tedesca in cui vivevo allora.

 

Quali sono i fotografi a cui ti ispiri e perché?

Nella mia biblioteca possiedo molti libri fotografici. Tra gli autori presenti la mia preferita è  Dorothea Lange per il suo essere una donna moderna in tempi che di moderno non avevano nulla.

Lei era più documentarista, io invece mi ritengo più paesaggista ma da qualche tempo mi sto cimentando sia nel ritratto sia nella street.

 

Cosa non è per te la fotografia?

Non è perdita di tempo

 

Qual e` la sfida di ogni scatto?

Non si tratta tanto di una sfida. Si tratta di una mia domanda costante:Sarà come la vedo io?

 

Che cos’è la curiosità?

E’ crescita e conoscenza, non certo il voler sapere gli affari degli altri

 

Chi o cosa ti piacerebbe fotografare?

Ho avuto la fortuna di poter realizzare più di un sogno fotografico .Tra questi, Il Machiu Pichu, l’Aurora Boreale, l’Uluru che è la montagna sacra degli aborigeni, New York e il Grand Canyon. Prossimamente affronterò un Safari fotografico in Sud Africa mentre rimane ancora una sogno il Taj Mahal in India …

 

Qual e` il tuo prossimo progetto?

Ad oggi ho un progetto al quale sto lavorando che non ha ancora un’identità precisa.  Vorrei fotografare la femminilità nella sua purezza. Non modelle perfette, ma noi donne a tutte le età nella nostra essenza, giocando con luci e ombre.

 

Quali tappe hai attraversato per diventare il fotografo che sei oggi?

Ho iniziato a frequentare i primi corsi di fotografia durante gli anni di scuola superiore. La curiosità e la passione poi mi hanno portata a frequentare ulteriori corsi anche nell’età adulta. E’ il passaggio da analogica a digitale che mi hanno spinto ad iscrivermi ad un circolo fotografico partecipando ad alcuni workshop che mi hanno aiutata e fatta crescere

 

Che difficoltà hai incontrato lungo il tuo percorso?

Il dover prima imparare ad usare il Pc e poi i vari programmi di postproduzione

 

Quali esperienze decisive hai avuto nell’ambito fotografico?

Ho avuto la fortuna di frequentare workshop tenuti da fotografi del calibro di Santioli e Griffo che mi hanno incoraggiata e spinta ad affrontare il mondo della fotografia in maniera più ampia. Ho collaborato ad alcuni matrimoni, battesimi e ho avuto il piacere di fotografare pancioni di mamme e i loro bimbi a pochi giorni di vita. Negli ultimi tempi mi sto dilettando nel fotografare gli interni delle abitazioni ampliando le mie conoscenze architettoniche. La mia attività è assolutamente no profit: quello che ricevo per i miei servizi lo devolvo per lo più in beneficenza. L’ultimo progetto è stato quello di fotografare le classi delle scuole materne, elementari e medie e devolvere tutto il ricavato all’ Orfanatrofio di Lima in Perù, grazie al supporto di un nipote Diacono che vive lì.

 

Che cosa è necessario per poter cogliere l’attimo giusto?

Spesso mi rendo conto che delle mie foto migliori ho un unico scatto. Per cogliere l’attimo giusto è necessario non avere ansie da prestazione

 

Che rapporto cerchi di instaurare con le persone/soggetti che vuoi ritrarre?

Con i bambini la fotografia diventa un gioco. Definisco mia nipote Allegra di 7 anni il “mio banco di prova”. Ma lo stesso accade anche con gli adulti. Per superare l’imbarazzo, cerco di creare situazioni rilassate e scherzose , chiacchierando del più e del meno.

 

Cosa ha influenzato il tuo stile?

Non so definire il mio stile. Le mie foto sono realtà pulite e semplici.

 

Quali sono i problemi che riscontri oggi nel fotografare?

La diffidenza ma cerco di non impormi mai

 

Ci racconti un tuo aneddoto particolare o simpatico?

Le avventure più simpatiche mi sono capitate in Islanda dove talmente assorta e coinvolta dalla natura, senza accorgermene mi sono ritrovata con l’acqua gelida alle ginocchia e nella fuga ho perso il tappo del grandangolo e l’oculare. Sempre in Islanda, pur di fotografare la potenza delle onde sono rimasta a lungo sotto una pioggia che si è trasformata in grandine prima e in neve poi. Un freddo che ne è valso la pena per la gioia e la soddisfazione che mi hanno dato

 

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