“Racconti Fotografici” Numero 165: intervista a Fabrizio Crippa

Bentornati a “Racconti Fotografici” eccoci alla 165° edizione , oggi intervistiamo il fotografo Fabrizio Crippa, buona lettura.

Ti puoi presentare per gli amici che ancora non ti conoscono ?

Buongiorno a tutti, sono Fabrizio Crippa, ho 48 anni e sono di Locate di Triulzi, un paese in provincia di Milano. Sono da sempre appassionato di fotografia, passione ricevuta da mio papà. Nel 2010 mi sono iscritto ad un corso di fotografia e ho iniziato a frequentare uno studio professionale che mi ha insegnato i trucchi del mestiere e aperto la mente in merito a tutto ciò che riguarda il settore.

Mi considero un fotografo a 360 gradi in quanto abbraccio la fotografia sotto tutti i suoi aspetti e generi ma dal 2014 prediligo il reportage di viaggio. E’ proprio in questo anno che nasce in me la passione per le popolazioni tribali e per il viaggio in paesi remoti, come l’India, il Myanmar, l’Africa, con l’obiettivo di sviluppare progetti volti a documentare popolazioni a rischio di estinzione.

Sono un viaggiatore fai da te, organizzo personalmente il viaggio in modo da potermi muovere liberamente e secondo i miei obiettivi. Mi occupo personalmente della post produzione  e tengo corsi di fotografia e di post con Photoshop e Lightroom.

Ho partecipato a diversi concorsi e mostre collettive e personali, ricevendo diversi riconoscimenti. Nel 2016 e 2017 le mie fotografie sono state esposte in tutte le tappe italiane del noto Festival dell’Oriente e sono autori di tre libri fotografici illustrati.

Scatto con una Canon EOS 5D Mark IV e Mark II e ultimamente mi sono avvicinato alla fotografia analogica e sto imparando a sviluppare le mie foto in camera oscura.

Faccio parte del Circolo Fotografico Milanese dal 2019.

Da piccolo cosa sognavi di fare?

Da piccolo sognavo di fare l’archeologo poiché mi appassionava molto tutto ciò che riguardava l’Egitto.

La prima foto che hai scattato?

La prima foto che ho scattato, sicuramente in analogico e in modalità ovviamente automatica risale davvero a molti anni fa e non la ricordo ma posso dire che nel 2009 ho acquistato la mia prima reflex digitale, una Canon 1000D e il mio soggetto primario era mia figlia Martina.

Quali sono i fotografi a cui ti ispiri e perché ?

Sinceramente non mi ispiro  a nessun fotografo in particolare ma è grazie a Steve McCurry che mi sono avvicinato alla fotografia di viaggio. Sono rimasto colpito dai luoghi da lui fotografati e dai ritratti di certe popolazioni e, essendo molto curioso, ne sono rimasto subito attratto.

Cosa non è per te la fotografia ?

Per me non è fotografia lo scattare affidandosi al caso; mi spiego meglio, all’inizio credo che tutti noi abbiamo fotografato ciò che incontravamo sul nostro cammino, durante le nostre vacanze e nei posti che visitavamo. Crescendo, dal punto di vista fotografico, ho invece capito che bisogna partire da una idea, da un progetto e quindi non fotografare ciò che si incontra ma bensì fotografare ciò che si vuole incontrare e conoscere.

 

Qual e` la sfida di ogni scatto?

La sfida che affronto in ogni mio scatto è riuscire a cogliere fotograficamente ciò che il mio occhio vede e ciò che mi emoziona; sono molto pignolo in questo e quindi è davvero una sfida ottenere l’immagine che focalizzo nella mia mente ed ottenere un buon risultato. Ma ancora di più, e soprattutto al giorno d’oggi, è davvero una sfida riuscire a distinguersi tra i tanti bravi fotografi e riuscire ad avere uno stile personale.

Che cos’è la curiosità?

Per me la curiosità è tutto, ed è alla base della fotografia e anche nella vita di tutti i giorni. Per un fotografo saper cogliere il momento è fondamentale e se non sei curioso non riuscirai mai ad ottenere un qualcosa di diverso. Io sono il tipo che deve girare gli angoli, deve vedere cosa c’è dietro, devo arrivare in cima alla montagna per vedere il panorama da un punto di vista migliore. Se devo fare una cosa, cerco di farla al meglio delle mie possibilità e la curiosità è ciò che mi spinge a cercare qualcosa di diverso e che mi arricchisce interiormente.

Chi o cosa ti piacerebbe fotografare ?

Forse il viaggio a cui auspico di più è la Papua Nuova Guinea, un posto davvero selvaggio e così lontano da noi ma credo che per questo dovrò aspettare ancora un po’. Pensando invece ad un personaggio famoso mi piacerebbe fotografare un comico perché credo che saprei ottenere uno scatto divertente.

Qual e` il tuo prossimo progetto?

Al mio prossimo progetto ci sto pensando da un po’, anche se in questi mesi, a causa della pandemia, è difficile fare progetti a breve. Comunque ho in mente di tornare in Etiopia per fotografare alcune etnie che non sono riuscito a incontrare (causa maltempo) nel mio ultimo viaggio e per vedere il paesaggio “lunare” della Dancalia nel nord Etiopia. Ma in lista ho anche il Perù.

Quali tappe hai attraversato per diventare il fotografo che sei oggi?

Forse la tappa più difficile che credo abbia dovuto affrontare sia stata quella di capire che un progetto che funzioni debba essere una storia. In alcuni casi funzionano molto bene anche immagini singoli, tipo ritratti accattivanti ma se parliamo di un vero progetto la difficoltà consiste nel riuscire a selezionare foto legate tra loro di particolare effetto. Non ultimo è il riuscire a scattare dando l’impressione di essere dentro la scena, quindi rinunciare a volte al teleobiettivo ed usare un grandangolo come il 28, 35 o 50.

Che difficoltà hai incontrato lungo il tuo percorso?

Ho un carattere molto forte e non mi arrendo facilmente. In fotografia conta molto la determinazione e l’umiltà. All’inizio, come era giusto che fosse, mi facevo criticare spesso le fotografie per capire gli errori e sentirsi dire che non funziona può essere deprimente. L’importante è non arrendersi e continuare a riprovare cercando di applicare i suggerimenti ottenuti.

Quali esperienze decisive hai avuto nell’ambito fotografico?

Sicuramente avere al mio fianco un vero professionista che mi consigliasse e insegnasse è stata, e lo è ancora oggi, una grande esperienza. Mi sono applicato molto e ho osato ancora di più. Ho organizzato personalmente e con coraggio diverse mostre personali e sono state tutte esperienze che mi hanno arricchito molto e dato la forza di andare avanti perché capivo che la strada era quella giusta.

Che cosa è necessario per poter cogliere l’attimo giusto?

Come dicevo prima la curiosità aiuta molto perché ti fa imparare e conoscere. E spesso per saper cogliere l’attimo giusto serve sapere come si svolgeranno gli eventi e cosa potrebbe succedere. Poi non resta che aspettare con tanta tanta pazienza. Basti pensare alla fotografia naturalistica o di matrimonio. Devi sapere come muoverti e aspettare l’attimo migliore.

Che rapporto cerchi di instaurare con le persone/soggetti che vuoi ritrarre?

Sono una persona molto solare e sorridente e questo mi permette di entrare subito in sintonia con i soggetti senza spaventarli o intimidirli. Nei miei viaggi questo è fondamentale. Sono abituato a muovermi con sicurezza, quando incontro una persona che voglio ritrarre o quando mi muovo nei villaggi, cerco subito di rendermi simpatico, di far capire che sono un amico ma soprattutto che sono incuriosito magari da quello che stanno facendo. Chiedo, mi informo e così facendo entro in sintonia con le persone e in confidenza. L’errore più grave sarebbe quello di estrarre subito la macchina fotografica e scattare all’impazzata senza alcun rispetto delle persone che abbiamo davanti.

Cosa ha influenzato il tuo stile?

Sinceramente a questa domanda non saprei rispondere, forse perché sto ancora cercando uno mio stile ben preciso.

Quali sono i problemi che riscontri oggi nel fotografare ?

Direi che grossi e particolari problemi nel fotografare non ne ho. Il vero problema di oggi credo che sia quello di riuscire ad emergere tra tanti bravi fotografi e, volerne fare una professione, è sempre più difficile.

La vera difficoltà è quindi riuscire a distinguersi, tanto è vero che la fotografia analogica sta prendendo di nuovo piede a gran velocità.

Ci racconti un tuo aneddoto particolare o simpatico?

Un aneddoto particolare che ricorderò per tutta la vita risale al maggio 2014. Ero appena arrivato a Varanasi, in India, la città santa. Ero col mio compagno di viaggio e stavo camminando in un vicolo molto stretto. In India probabilmente ci sono più mucche che persone ed è normale destreggiarsi tra questi animali. Ma quel giorno qualcosa è andato storto e un toro ha pensato bene di infilare la sua testa in mezzo alle mie gambe lanciandomi in aria. Mentre volteggiavo nel cielo ho pensato a 2 cose. La prima, che dovevo proteggere la mia macchina fotografica che avevo in mano e quindi cercavo di tenere il braccio il più in alto possibile. La seconda, che appena caduto a terra dovevo scappare via per evitare di essere incornato altre volte. Mi è andata bene perché il toro, una volta a terra, mi ha ignorato e me la sono cavata solo con un gran ematoma all’inguine.

Riferimenti:

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