“Racconti Fotografici” Numero 182: intervista ad Alberto Giraldin

Bentornati a “Racconti Fotografici” eccoci alla 182° edizione , oggi intervistiamo il fotografo Alberto Giraldin, buona lettura.

Ti puoi presentare per gli amici che ancora non ti conoscono ?

Inizio col ringraziare Canon Club Italia e l’associazione Nazionale Domiad Photo Network per avermi dato l’opportunità di presentarmi in questa intervista. Mi chiamo Alberto Giraldin vivo in provincia di Padova.

Nella vita sono ingegnere meccatronico, al momento sono impregnato con la magistrale all’università di Padova, da quando ho memoria ho sempre avuto la passione della fotografia che ad oggi coltivo, oltre che la passione per la tecnologia e per il trekking.

Da piccolo cosa sognavi di fare?

Ho sempre avuto il pallino di costruire e progettare le cose sin da bambino e probabilmente è quanto mi ha spinto a intraprendere la via dell’ingegneria.

La prima foto che hai scattato?

Sinceramente non ricordo esattamente la prima ma sicuramente l’ho scattata con una vecchia yashica fx-3 super di mio padre. Macchina che anche oggi, sebbene non funzionante ho sul mio calto dedicato alla fotografia. Vuoi per estetica, vuoi per ricordo ma quello è il suo posto.

Quali sono i fotografi a cui ti ispiri e perchè ?

Adoro i grandi fotografi contemporanei del genere che pratico (ossia la paesaggistica) per me è molto importante guardare lavori di gente brava e poter capire dove vanno a posare il loro occhio e come gestiscono gli elementi, per poter apprendere e abituare il mio occhio al bello.
Dovendo fare un nomi citeri sicuramente Marc Adamus che reputo il miglior paesaggista contemporaneo, ma sicuramente non potrei tralasciare alcuni grandi nomi dello scorso secolo come Ansel Adams o Micheal Kenna.

Cosa non è per te la fotografia ?

Per me non è fotografia quando si va a perdere il fotorealismo. Non sono contro l’elaborazione grafica o anche la più spinta post ma per me è fondamentale non si perda di vista la verosimiglianza, mi spiego meglio: ben vanga fare più esposizioni, ben venga l’elaborazione ma un’aurora boreale su Roma anche no.

Inoltre per me la fotografia non è un brand fotografico, non è difendere a spada tratta partiti presi, è curiosità, condivisione, voglia di crescere.

Qual e` la sfida di ogni scatto?

Per me la sfida è il continuo miglioramento, il non darsi limiti, imparare dai migliori e spingersi sempre un passo più vicino alla realizzazione di quello scatto in grado di emozionare, in primis sé stessi ma anche gli altri.
Per me la sfida della paesaggistica è mostrare al prossimo un paesaggio attraverso i miei occhi, mostrare come lo vedo io ed esprimere emozioni e atmosfera con i colori.

Che cos’e` la curiosita`?

La curiosità è uno degli stimoli più profondi e importanti in ogni campo, è ciò che ci porta a nuova conoscenza e che evita uno stato di ristagno.

Chi o cosa ti piacerebbe fotografare ?

Da amante dei paesaggi incontaminati sicuramente l’Islanda con l’aurora boreale (dove sfortunatamente ho dovuto annullare un viaggio causa COVID19) ma anche il Perù, le Ande, la Norvegia ed i deserti, amo la pace che mi possono trasmettere questi posti e vedere che la natura domina ancora (quasi) incontaminata.

Tolti questi luoghi esotici, viviamo in uno dei paesi più belli al mondo, l’Italia offre meraviglie in ogni dove, io personalmente sono un amante sfegatato della montagna in generale e le Dolomiti rappresentano per me un posto dove appena ho la possibilità vado per qualche camminata, aria pulita e per la fotografia.

Qual e` il tuo prossimo progetto?

Il mio prossimo progetto si confà del creare un mio sito, un mio portfolio fotografico e magari poter iniziare a proporre delle stampe dei miei scatti preferiti o a spiegare come ottenere i risultati che si cercano dalle proprie foto.

Quali tappe hai attraversato per diventare il fotografo che sei oggi?

Penso un pochino come tutti, dalla foga di fotografare ogni cosa che ci troviamo davanti a specializzarci in uno o due generi ed imparare il più possibile riguardo a quelle nicchie.

Che difficoltà hai incontrato lungo il tuo percorso?

Non parlerei esattamente di difficoltà, per me è un hobby, una cosa che faccio volentieri, semmai direi nuove sfide da affrontare sempre con la giusta grinta.

Che cosa è necessario per poter cogliere l’attimo giusto?

Faccio una piccola digressione, la paesaggistica non è solo capacità del fotografo, vuole la condizione giusta, non è una cosa che si può creare o controllare ma un insieme di fenomeni aleatori immutabili e fondamentalmente imprevedibili della natura.

Quindi per me per cogliere l’attimo giusto è necessario in quel frangente trovarsi nel posto giusto, sembrerà una banalità ma è fondamentale, senza la giusta situazione puoi essere il migliore ma non otterrai nulla.

Cosa ha influenzato il tuo stile?

Il mio stile è sicuramente influenzato dal continuo osservare le foto altrui, guardare a ciò che mi piace e allenare il mio occhio. Una cosa positiva del mondo odierno è che con i social abbiamo sottomano migliaia di contenuti tra i quali sicuramente alcuni interessanti, alle volte amo scorrere Instagram o Facebook per vedere le foto di artisti consolidati o emergenti.

Quali sono i problemi che riscontri oggi nel fotografare ?

Direi sicuramente il tempo, non essendo la mia principale occupazione, trovare il giusto connubio per mantenere viva la passione senza abbandonare tutto il resto. Altra mia difficoltà è la gestione dei social, cosa che è abbastanza fondamentale oggigiorno per farsi conoscere.

Link personali

Instagram https://www.instagram.com/ag_landscapes/

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