“Racconti Fotografici” Numero 181: intervista a Maria Rosaria Suma

Bentornati a “Racconti Fotografici” eccoci alla 181° edizione , oggi intervistiamo la fotografa Maria Rosaria Suma, buona lettura.

Ti puoi presentare per gli amici che ancora non ti conoscono ?
Mi chiamo Maria Rosaria Suma, sono nata a taranto. ho 53 anni metà dei quali vissuti a Roma. Sono rientrata nel 2012 nella mia città natale

Da piccolo cosa sognavi di fare?
La giornalista o il fotoreporter di guerra. Ho sempre avuto la passione della scrittura poi un giorno mi hanno regalato una polaroid

La prima foto che hai scattato?
In senso temporale la prima scattata è una foto di famiglia, avevo 9 anni. La possiedo ancora.
La prima che mi è piaciuta di più e mi ha fatto capire che forse, forse la mia era una passione sfegatata, risale ad una gita a porto selvaggio. Avevo 14 anni.

Quali sono i fotografi a cui ti ispiri e perchè ?
H. Cartier Bresson, Vivian Maier, Steve McCurry, Saul Leiter, Joel Meyerowitz. Tutti uniti dal fill rouge della fotografia di strada e dalla “vita” .

Cosa non è per te la fotografia ?
ecco la fotografia non è “Fotografia” quando la post produzione è eccessiva, quando le immagini vengono stravolte e trasformate in immagini irreali.
Quando resta piatta agli occhi e non arriva al cuore.

Qual e` la sfida di ogni scatto?
Non so il termine “sfida” mi risulta un pò stonato. Forse perché in quel termine ci si mette la competizione?! Quando scatto spero che quello che ho “visto” ed ha attratto il mio click passi attraverso l’otturatore senza perdere di quel sentiment.

Che cos’e` la curiosita`?
Rimanere “Candidi”, spogliarsi delle sovrastrutture sociali, camminare con il cuore aperto, gli occhi al cielo e le mani alla macchina fotografica. La curiosità muove tutto.

Chi o cosa ti piacerebbe fotografare ?
Volti, facce, espressioni, situazioni ironiche. Non personaggi famosi ma “personaggi”.
E poi amo l’architettura modellata dalla mente dell’uomo. Mi piacerebbe collaborare con riviste, questo si.

Qual e` il tuo prossimo progetto?
sto lavorando ad un progetto che ha a che fare con l’Attesa. Quella che in questi ultimi mesi ha preso il sopravvento sulla vita

Quali tappe hai attraversato per diventare il fotografo che sei oggi?
Domanda alla quale non so rispondere, forse perché non ho seguito corsi, non ho un iter diciamo da studio. Infatti mi definisco contadina della fotografia. Poi sono sempre in cammino.

Che difficoltà hai incontrato lungo il tuo percorso?
Prima di tutto capire se c’era del buono nei miei scatti. Capire se si riesce a passare qualcosa con i propri scatti è fondamentale per continuare a scattare e in ultimo cercare di superare i propri limiti guardando e guardando e guardando.

Quali esperienze decisive hai avuto nell’ambito fotografico?
Ho avuto la fortuna di realizzare 4 mostre, di poter eseguire scatti in ambito istituzionale, di poter entrare in luoghi dove l’ingresso ai più e limitato. Oggi più che mai lo scambio di opinioni idee e scatti con professionisti del settore.

Che cosa è necessario per poter cogliere l’attimo giusto?
una fotocamera cuore pancia e occhio

Che rapporto cerchi di instaurare con le persone/soggetti che vuoi ritrarre?
Di solito le mie sono foto “rubate”. Quando lavoro in studio o in eventi cerco sempre di strappare un sorriso con garbo.

Cosa ha influenzato il tuo stile?
Ad essere sincera a parte i grandi nomi su elencati??? l’opinione di mia madre

Quali sono i problemi che riscontri oggi nel fotografare ?
Riuscire ad emergere dalla folla di fotografi nati con l’avvento dei telefonini e dei filtri 🙂

Ci racconti un tuo aneddoto particolare o simpatico?
Mi è capitato di effettuare uno scatto che mi ha portato notorietà e anche un po di “guai”. Lavoravo ad un 18 esimo e ad un certo punto sono andata sul terrazzo che affaccia sul Mar Piccolo. Si siamo a Taranto al Circolo degli Ufficiali della Marina Militare. Da sempre il mio sguardo si è rivolto all’ILVA e alla sua devastante attività di acciaieria. Anche in quella occasione rivolsi lo sguardo della nikon d750 verso il mostro. Rientrando guardai quei pochi scatti effettuati senza settore la macchina per il buio e per l’esterno. Quello che vidi fu incredibile. Pubblicai lo scatto sulla mia pagina personale del social Facebook ma a parte il disappunto di tanti miei concittadini la foto rimase li, ferma. Qualche tempo dopo partecipai ad un contest fotografico organizzato Nikon club Italia che aveva come titolo Luci nella notte.
La foto ricevette una menzione d’onore e io mi limitai a riportare sul mio profilo la menzione d’onore ricevuta. Da quel momento in poi la foto fece il giro di tutto il web diventando virale, seguirono interviste e articoli sulla situazione tarantina. Molta notorietà ho scritto prima ma anche tanti problemi con alcuni giornalisti che mi tacciarono di terrorismo psicologico. La città fu dalla mia parte perché quello che colsi nel cielo è quello che ancora oggi, certo non nelle stesse sembianze, accade a Taranto.

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