“Racconti Fotografici” Numero 299: intervista a Massimiliano Simotti

Bentornati a “Racconti Fotografici” . Eccoci alla 299° edizione: oggi intervistiamo il fotografo Massimiliano Simotti, buona lettura.

Ti puoi presentare per gli amici che ancora non ti conoscono?

Salve a tutti, con piacere ho accettato questa intervista.

Mi chiamo Massimiliano Simotti, sono nato e vivo a Roma da ben 57 anni. Faccio il fotografo dal 2005, più o meno anche se oltre al fotografo da 30 anni lavoro nel campo cinematografico come assistente operatore.

 

Da piccolo cosa sognavi di fare?

Non ho mai avuto un sogno particolare…  perché’ a quell’età si è molto volubili, quindi passavo dall’uomo ragno al dj con un attimo.

Però devo dire che tutti i miei sogni sono sempre stati legati alla musica che adoro

sin dalla tenera età di 2 anni. Alcuni dei miei sogni si sono in parte realizzati,

infatti, per un periodo tra gli anni 80 e 90 ho fatto per circa dieci anni il dj

in molti locali di spicco del periodo in tutta italia.

Poi però mi sono lesionato un timpano… e quindi ho deciso di smettere, cmq tornando ai sogni   nei miei non era contemplata la fotografia… Quella e venuta dopo…

 

La prima foto che hai scattato?

Bella domanda… sinceramente non lo ricordo

 

Quali sono i fotografi a cui ti ispiri e perché?

Io vengo dalla fotografia anni 90, quindi adoro tutti i fotografi di quel periodo, sia straniere che italiani, che so… Peter Lindbergh, Helmut Newton, Barbieri, Avedon e tanti altri..

La fotografia di moda di quel periodo è diversa, ha un atmosfera glamour difficilmente riscontrabile nelle foto moda di oggi, quindi indiscutibilmente è stato un periodo d’oro per la moda senza alcun dubbio!!

Cosa non è per te la fotografia?

La volgarità in genere, ma questo vale anche nelle esperienze di vita!!

Qual è la sfida di ogni scatto?

Il tempismo direi…cogliere l’attimo, catturare un’emozione. Questa e la sfida più grande a mio avviso.

Che cos’è la curiosità?

Un dovere e una necessita specie nella fotografia

Quali tappe hai attraversato per diventare il fotografo che sei oggi?

La storia è abbastanza semplice. Io vengo dal cinema, quindi mi rendo conto che sono stato avvantaggiato, specie nel controllo delle fonti luminose, avendo lavorato con moltissimi direttori di fotografia di fama mondiale e per quanto mi è stato possibile ho cercato di carpire segreti e trucchi del mestiere.

 

Che difficoltà hai incontrato lungo il tuo percorso?

Per la verità molto poche all’inizio perché le tue prospettive sono infinite. Ero un libro bianco quindi ho iniziato a fotografare ogni cosa. Con il tempo ho cominciato ad avvicinarmi alla fotografia di moda e glamour e ho capito che è il genere da me preferito molto più di altri generi.

Quali esperienze decisive hai avuto nell’ambito fotografico?

Sicuramente essere chiamato come master emergente in un evento internazionale di fotografia con fotografi di fama mondiale tra cui Steve McCurry.

Che cosa è necessario per poter cogliere l’attimo giusto?

Sensibilità e soprattutto fortuna e prontezza.

Che rapporto cerchi di instaurare con le persone/soggetti che vuoi ritrarre?

Questo è un altro mestiere (scherzo) anche qui bisogna essere portati alla socializzazione, quindi cerco sempre di instaurare un rapporto umano non da fotografo vs modella. Per questo cerco sempre di incontrare prima la modella per quanto sia possibile. Il resto poi sta all’empatia e l’intesa tra le parti!!

Cosa ha influenzato il tuo stile?

La fotografia anni 90 senza alcun dubbio.

Quali sono i problemi che riscontri oggi nel fotografare?

Beh, oggi il nostro lavoro/passione sta diventando sempre più inflazionato. Oggi anche uno smartphone di buona qualità permette e chiunque di avere delle immagini accettabili anche con poca dimestichezza dello strumento. Ovvio la qualità emerge, ma a mio avviso c’è un appiattimento della creatività pur usufruendo di una tecnologia che ti permette di fare tanto…

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