“Racconti Fotografici” Numero 46: intervista a Stefano Calderan

Bentornati a “Racconti Fotografici” eccoci alla 46° edizione , oggi intervistiamo il fotografo Stefano Calderan, buona lettura.

Ti puoi presentare per gli amici che ancora non ti conoscono ?

Sono Stefano, nato e cresciuto a Genova. Da sempre ho una grande passione per gli animali ed in particolare per i cani che mi hanno sempre circondato, fin da piccolo.

Sono un imprenditore che lavora nel settore edile e la mia passione per la fotografia è nata piuttosto recentemente. Nel 2013, quando mia moglie ha iniziato una piccola attività di dog sitting, pensione domestica ed educazione cinofila, ho pensato di scattare qualche foto ai suoi “ospiti” a quattro zampe e di farne omaggio ai proprietari. L’iniziativa ha avuto un grande successo e da quel momento non mi sono più fermato.
Ovviamente, la mia modella preferita resta Alika, la nostra rhodesian ridgeback di 7 anni che ha una pazienza infinita nel posare per i miei scatti.

La prima foto che hai scattato?

Le mie prime foto con una reflex risalgono al 2012, durante un safari fotografico in Sud Africa. Nonostante il piacere di aver immortalato momenti appassionanti del mio viaggio, al rientro avevo appeso la macchina al chiodo. Fino all’anno successivo in cui, come ho raccontato, i cani sono diventati il mio soggetto principale.

Quali sono i fotografi a cui ti ispiri e perchè ?

Apprezzo moltissimo alcune fotografe come Jessica Drossin, Meg Bitton, Lisa J Holloway, Sujata Setia, Elena Shumilova e Iwona Podlasinska. Artiste che partono da scatti di straordinario livello tecnico e capaci di impreziosirli con una post produzione raffinata ed accattivante.

Qual e` la sfida di ogni scatto?

Immagino che sia la stessa di molti fotografi. Suscitare un’emozione in chi guarda le mie immagini. Quando succede, la sensazione è impagabile. Ripaga di ogni sforzo.

Che cos’e` la curiosita`?

E’ la molla per migliorarsi costantemente. Per esplorare nuove tecniche, sperimentare e fare un passo avanti ad ogni scatto.

Chi o cosa ti piacerebbe fotografare ?

Sono soddisfatto dei miei soggetti. Adoro i cani e voglio continuare con loro. Le occasioni non mi mancano. Forse, in futuro, mi piacerebbe fotografarli insieme ai loro umani… il tema dell’interazione uomo-cane mi affascina molto.

Qual e` il tuo prossimo progetto?

In realtà devo finirne uno appena iniziato. Una collaborazione con il canile municipale della mia città. Con la speranza di dare maggiore visibilità ai cani ospitati in questa struttura.

Quali tappe hai attraversato per diventare il fotografo che sei oggi?

Ritengo di essere solo all’inizio, ma ho studiato tanto, letto libri, partecipato a workshop, guardato centinaia di tutorials. E, soprattutto, ho scattato e contino a farlo in ogni minima frazione di tempo libero che riesco a ritagliarmi.

Che difficoltà hai incontrato lungo il tuo percorso?

Non molte, se non legate ad un normale processo di apprendimento che comporta errori, fallimenti e quindi miglioramenti lenti ma progressivi.
Forse un po’ di diffidenza, dal pubblico italiano in particolare, sull’uso di una post produzione piuttosto elaborata. Ma amo la creatività e la fantasia e non riesco a fare a meno di un tocco “artistico” in fase di editing.

Che cosa è necessario per poter cogliere l’attimo giusto?

Bisogna sviluppare un “occhio fotografico”. Vedere particolari, espressioni e movimenti che altri non coglierebbero. Saper comporre al meglio in macchina. Essere veloci, sviluppare un vero e proprio istinto da cacciatore di immagini.

Inoltre, inutile nasconderlo, per la fotografia cinofila “action” è necessaria una valida attrezzattura. Per immortalare un cane in corsa frontale o durante una concitata fase di gioco serve una combinazione macchina-lente di ottimo livello. La mia Canon 1D X mark II è perfetta per questo scopo.

 

Che rapporto cerchi di instaurare con le persone/soggetti che vuoi ritrarre?

Per me, che fotografo cani, è un aspetto essenziale. La simpatia e l’affetto per i cani sono sentimenti naturali per me, ma non bastano. Ci vuole una grande pazienza e, soprattutto, un enorme rispetto per gli spazi e i tempi dei miei soggetti. Fondamentale è essere capaci di interrompere una sessione ai primi segni di stanchezza o stress del cane.

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