“Racconti Fotografici” Numero 51: intervista a Davide Quarenghi

Bentornati a “Racconti Fotografici” eccoci alla 51° edizione , oggi intervistiamo il fotografo Davide Quarenghi, buona lettura.

Ti puoi presentare per gli amici che ancora non ti conoscono ?
Ciao, Sono Davide Quarenghi ho 32 anni e abito nella provincia di Cremona, sono padre di due bimbi bellissimi e sono un operaio metalmeccanico ma con una grande passione nel cuore.

Da piccolo cosa sognavi di fare?
Il mio sogno nel cassetto è sempre stato quello di diventare un grande programmatore e in futuro lavorare per una nota azienda presente in tutto il mondo, ma la mia giovane età, e la testa fra le nuvole mi hanno portato fuori strada, ho lasciato gli studi ed ho cominciato a lavorare come operaio.

La prima foto che hai scattato?
Dunque la mia prima foto, è stata nel 2013, quando mia figlia (all’epoca aveva solo 3 anni) ha cominciato ad andare sulle altalene nel parco vicino a casa. Da quel momento ho capito che mi piaceva, ed ho cominciato a studiarla.

Quali sono i fotografi a cui ti ispiri e perchè ?
Ehhhh bella domanda, di grandi fotografi ce ne sono molti, ma le persone che ammiro sono due: il primo, colui che mi ha raccolto in un momento drastico è Alberto Ghizzi Panizza, secondo me uno dei migliori macrofotografi del mondo, come riprende lui il micromondo che ci circonda non lo riprende nessuno, mi ha trasmesso tanta passione e tanti piccoli trucchi. Per la paesaggistica ammiro molto Massimo Coizzi con la sua post produzione paesaggistica, molto particolare e non semplice da riprodurre ma molto, molto bella e fiabesca.

Cosa non è per te la fotografia ?
Per me non è fotografia l’invidia e la cattiveria verso gli altri fotografi. Ognuno si sente superiore all’altro, e si pensa sempre di essere i migliori, quando invece siamo tutti sulla stessa barca, e dovremmo aggiungere un pizzico di umiltà tutti, me compreso.

Qual e` la sfida di ogni scatto?
La sfida di ogni scatto è cercare di fare sempre meglio, primo per orgoglio personale e secondo per il pubblico. Alcune volte diventa un’impresa, ma se riesce….
Che cos’e` la curiosita`?
Desiderio, abituale o episodico, di rendersi conto di qualcosa per vie insolite o per motivi personali: la curiosità di sapere, di conoscere, di vedere; stuzzicare, soddisfare la curiosità di qualcuno….
Chi o cosa ti piacerebbe fotografare ?
Di sogni nel cassetto ne ho parecchi, ma una delle cose che più mi affascinano è l’aurora boreale: chissà se riuscirò mai a fotografarla…
Qual e` il tuo prossimo progetto?
Progetti non ne faccio mai, con due figli la priorità passa a loro come giusto che sia.

Quali tappe hai attraversato per diventare il fotografo che sei oggi?
Ho cominciato da una piccola compatta scattando in cortile diverse foto ai miei figli, ho capito fin da subito che era un bellissimo passatempo e che necessitava di una forte conoscenza, mi sono messo subito all’opera, studiando e continuando a scattare, informandomi senza paura e rubando con gli occhi al mio maestro Alberto, pian pianino sono riuscito a crearmi un mio stile fotografico (sopratutto nella fotografia ad infrarossi) in tutte le categorie che amo.

Che difficoltà hai incontrato lungo il tuo percorso?
I primi tempi, quando cominciai, sembrava che non ce l’avrei mai fatta, non nego che spesse volte ho pensato di abbandonarla, che non sarei mai riuscito a fare quello che faccio oggi (che ripeto, non mi reputo un grande fotografo) poi pian piano con diverse pacche sulle spalle, umiliazioni ecc… mi sono sempre dato da fare per migliorare ed imparare.

Quali esperienze decisive hai avuto nell’ambito fotografico?
Esperienze decisive nessuna, ma grazie a molti riconoscimenti e soddisfazioni personali posso dire di essere contento di quello che sono diventato con umiltà.

Che cosa è necessario per poter cogliere l’attimo giusto?
Non mai è la fortuna che manca, bensì l’azione giusta nel momento giusto.

Che rapporto cerchi di instaurare con le persone/soggetti che vuoi ritrarre?
Innanzitutto si instaura un rapporto di amicizia e di rispetto reciproco, siamo tutte persone civili ed educate, poi ogni strada è buona da percorrere.

Cosa ha influenzato il tuo stile?
Il mio stile fotografico sull’infrarosso è stato influenzato dal mio amico e maestro Alberto, a lui devo dire grazie per avermi insegnato l’arte della fotografia ad infrarossi e la sua complicata post-produzione.

Quali sono i problemi che riscontri oggi nel fotografare ?
Ormai con tutte le tecnologie che ci sono, la fotografia non presenta tanti problemi, il problema più grande è sempre quello di trovare spazio per praticarla. E all’inizio bisogna trovarne molto di tempo, provare e riprovare sbagliare, cadere e rialzarsi, sempre.

Ci racconti un tuo aneddoto particolare o simpatico?

Un aneddoto particolare e che ho tatuato sulla coscia sinistra è la celebre frase di Steve Jobs che vi ripropongo in italiano qui sotto:

A tutti i folli. I solitari. I ribelli. Quelli che non si adattano. Quelli che non ci stanno. Quelli che sembrano sempre fuori luogo. Quelli che vedono le cose in modo differente. Quelli che non si adattano alle regole. E non hanno rispetto per lo status quo. Potete essere d’accordo con loro o non essere d’accordo. Li potete glorificare o diffamare. L’unica cosa che non potete fare è ignorarli. Perché cambiano le cose. Spingono la razza umana in avanti. E mentre qualcuno li considera dei folli, noi li consideriamo dei geni. Perché le persone che sono abbastanza folli da pensare di poter cambiare il mondo sono coloro che lo cambiano davvero.

 

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