“Racconti Fotografici” Numero 143: intervista a Carlo Ferrara

Bentornati a “Racconti Fotografici” eccoci alla 143° edizione , oggi intervistiamo il fotografo Carlo Ferrara, buona lettura.

Ti puoi presentare per gli amici che ancora non ti conoscono ?
Ciao Sono Ferrara Carlo, ho 44 anni e vivo in un piccolo paesino del basso Piemonte.

Da piccolo cosa sognavi di fare?
L’elettricista, come mio papà!

La prima foto che hai scattato?
Ehmmm, insomma, …. non lo so. O meglio non riesco a definire la prima foto che ho scattato. Sicuramente l’ho fatto 25 anni fa con la macchina di mio padre, ma non saprei dire.

Quali sono i fotografi a cui ti ispiri e perchè ?
Sicuramente Rodney Smith. Almeno nella sua parte surreale. L’ispirazione però è una contaminazione di autori, frammenti di esperienze, visioni, letture. Ecco cos’è per me l’ispirazione.

Che cos’e` la curiosita`?
Tutto. E’ ciò che spinge a crescere e migliorare. La curiosità è ciò che spinge a sperimentare e quindi ad innovare. Senza curiosità non c’è crescita.

Chi o cosa ti piacerebbe fotografare ?
A dir la verità nessuno in particolare. Raramente faccio ritratti. Il “cosa” invece lo trovo intorno a me. Conosco bene i luoghi dove fotografo. Questo mi consente di sapere e conoscere le ore giuste e le situazioni giuste per le mie immagini. Sicuramente mi piacerebbe confrontarmi con nuovi spazi, ma per ora mi accontento.

Qual e` il tuo prossimo progetto?
Ho un unico progetto, ovvero, la ricerca di equilibrio. La interpreto con il mio personaggio, trasformandolo a seconda delle situazioni, ma sempre con l’idea di ricerca di stabilità. Il progetto è in continua evoluzione, cresce si trasforma e si arricchisce di nuovi personaggi.

Quali tappe hai attraversato per diventare il fotografo che sei oggi?
Tutte. E quante ne dovrò ancora attraversare. E’ un mix di volontà e possibilità.

Che difficoltà hai incontrato lungo il tuo percorso?
I cambi di fasi che ho dovuto attraversare per diventare il fotografo che sono oggi. Ogni cambio è preceduto da una difficoltà.

Quali esperienze decisive hai avuto nell’ambito fotografico?
Incontrare tanti bravi fotografi. Famosi e non. Ognuno ha saputo aggiungere un po’ di esperienze al mio bagaglio fotografico.

Che cosa è necessario per poter cogliere l’attimo giusto?
Non credo nell’attimo giusto. O meglio, lo contestualizzo all’interno di una ricerca che ha un corso molto più ampio. Anche solo il pensare di uscire a fare foto a caso è un’idea, un progetto. Le immagini prodotte, se pur casuali e frutto di una frazione di secondo, hanno una loro costruzione.

Che rapporto cerchi di instaurare con le persone/soggetti che vuoi ritrarre?
Questo è facile. Ho solo un interlocutore. Me stesso. Mi ritraggo sempre io. Devo spiegare a me stesso come apparire in fotografia. Sembra facile, ma a volte riesco anche a litigare!

Cosa ha influenzato il tuo stile?
Le mie possibilità.

Quali sono i problemi che riscontri oggi nel fotografare ?
Per ciò che è la mia produzione, nessuno. Se parlo personalmente, il problema è il tempo. Ne vorrei di più, sempre di più. Ma due figli piccolo ed un lavoro giornaliero, cozzano con questo volere!!!

Ci racconti un tuo aneddoto particolare o simpatico?
Ai miei inizi, sotto ad una mia immagine caricata in un portale fotografico, il commento fu:”…. non tutto ciò che impressiona un sensore, può chiamarsi fotografia!” Subito la rabbia fu tanta, ma oggi posso affermare che aveva ragione. E’ grazie a questo episodio che ho attraversato una fase. Ho cominciato a capire che serve autocritica per fare fotografia, che fare autocritica è difficile. E poi mi sono iscritto al mio primo corso di fotografia….

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